LOS FALSOS AMIGOS

31.08.2013 17:53

Los falsos amigos

Attenti ai "falsi amici" spagnoli, ossia a parole spagnole, uguali o simili in italiano, ma con significato diverso

Pasticcio spagnolo con uova al burro che ragliano

Nella lingua spagnola “burro” vuol dire asino, da cui si evince che, in un ristorante a sud dei Pirenei, un italiano (affamato, ma per dichiararsi tale deve dirsi “hambriento” e non “afamado”, che in spagnolo significa famoso) e poco documentato sugli scherzi combinati dai “falsi amici”, chiedendo un “uovo al burro” altro non fa che ordinare al cameriere di recapitare l’uovo al somaro (che ragliando gli suggerirebbe di andarlo a friggere nella “mantequilla”, appunto il burro, e non nell’ “aceite”, che in spagnolo è l’olio e non - come potrebbe pensare un italiano vista l’estrema similarità tra le due parole - l’aceto, che in spagnolo è chiamato “vinagre”).

Se poi quel “burro” (asino) “ralla” (pronuncia raglia) non produce un suono sgradevole, bensì sta soltanto grattuggiando (rallar). E sempre a proposito di “falsi amici” nell’alimentazione, se uno spagnolo vuole “ir de tapas” non si riferisce a una gara ciclistica a tappe: più semplicemente desidera girare di bar in bar mangiucchiando (“tapa”, assaggio, stuzzichino). Ed essendo poco carino bere a canna, nel bar l’italiano non si spaventi chiedendo un “vaso” (bicchiere); gli spagnoli sono forti bevitori ma bere quanto contenuto in un nostro vaso, il loro “florero”, sarebbe eccessivo!

 

 

 

Bere, mangiare, pagare... che sublime confusione!

In un ristorante a sud dei Pirenei (dove, come in Italia, si apparecchia la tavola stendendo un “mantel”, che però non è un indumento ma la tovaglia) un italiano, vedendo nel menu (“carta”, che in lingua spagnola, vuole anche dire lettera, mentre la semplice carta italiana è “papel”) la parola “seta” non tema di dover mangiare un tessuto: gli sarà infatti portato un fungo. Sempre a tavola l’italiano, pensando che si tratti di una femmina di lepre, eviti di chiedere la “lepra” (lebbra) e se gli piace il pesce sappia che la “cigala” è un ottimo scampo (niente a che vedere con la cicala amica della formica) mentre la “caballa” non galoppa nel mare, trattandosi invece dello sgombro; e per “gamba” non si intende uno de nostri due arti inferiori (in spagnolo “pierna”) bensì di un gamberetto (e “gamberro” è un personaggio poco raccomandabile). Chi vuole qualcosa di caldo precisi “caliente”, sennò rischia di doversi sorbire un brodo (appunto “caldo” in spagnolo). Un salame non si “afecta” (“afectar” significa riguardare) perché “rebanar” (affettare) è il verbo giusto. Per concludere sui trabocchetti tesi dai “falsi amici” al ristorante, in un locale “barato” (economico, a buon prezzo) si paga appunto poco, ma senza dover ricorrere a un baratto, mentre di fronte a un conto salato l’italiano non pensi subito a una truffa (in spagnolo “timo”, mentre il nostro timo è l’iberico “tomillo”) perché a determinarlo potrebbe essere stata la “trufa” (tartufo). E pagando il conto è sempre meglio lasciare una mancia (propina) e non una “mancha” (pronuncia mancia) che in spagnolo è una macchia.

 

 

 

Se uno spagnolo vi dice di possedere una “tienda”, è padrone di un negozio (al contrario dei “negocios” spagnoli che sono gli affari in Italia) mentre chi vuole meno luce in una “habitación” (che non è tutta una abitazione ma solo una camera) abbassa la “cortina” (tenda, tendina). E l’italiano non si spaventi se gli dicono di “subir”, non corre rischi; deve soltanto salire, mentre la spagnola “salida” corrisponde all’italiana uscita (quindi un signore sale, esce dalla casa ma senza … salire, mentre il sale cambia genere e diventa “la sal”).

Un agricoltore spagnolo che deve “sembrar” non è una persona obbligata ad apparire, sembrare (in spagnolo “parecer”); più semplicemente ha il compito di seminare.

 

 

 

E di “falsi amici” il dizionario della lingua spagnola è pieno. Eccone, velocemente altri esempi. “Hombre” (uomo) quindi niente a che vedere con l’ombra. La “lupa” altro non è che la lente di ingrandimento, non la signora del lupo (“lobo”) che pertanto non ha niente a che vedere con quello dell’orecchio. “Largo” in spagnolo è lungo mentre largo in italiano, a sud dei Pirenei diventa “ancho”. Un signore iberico che “lleva” qualcosa non la leva, toglie di mezzo, bensì la porta (da “llevar”, portare) e “llegando” non si lega bensì si arriva (“llegar”, arrivare) e quindi in spagnolo non si “arriba” (che vuole invece dire sopra).

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prof.Sergio Villacaro

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